Non basta
leggere, bisognerebbe anche capire. Ma capire è un lusso che non tutti possono
permettersi.
Andrea Camilleri
Un
talento straordinario, legato profondamente alla sua amata terra: la Sicilia.
Nato a Porto Empedocle (1925) in provincia di Agrigento nella beata Valle dei Templi
patrimonio dell’Unesco, ha insegnato all’Accademia nazionale d’arte drammatica,
oltre a essere scrittore, sceneggiatore e regista. Amato profondamente dai siciliani
e non, è stato nominato nel 2016 cittadino onorario della stessa città. A volte
si pensa: Chissà se e vero che, all’epilogo di una vita, non si abbia paura
della morte. Al contrario di un altro personaggio recentemente scomparso,
Franco Zeffirelli, che pochi mesi prima ammetteva con grande serenità di temere
il giorno in cui non avrebbe più “goduto della bellezza della vita”, Andrea
Camilleri spiegava: “Non ho paura di niente, neanche della morte, e non ho
alcun rimpianto”. Era convinto di non trovare nulla in un’altra vita e di
essere dimenticato come lo sono stati scrittori molto più grandi. “Credo
nell’umanità e ho fiducia nell’uomo”, questo è il messaggio più bello che
Andrea Camilleri ha affidato a un piccolo libretto-breviario che assume il
valore di un nobile testamento in forma di lunga lettera dedicato a una sua piccola
pronipote. Una vita
per la cultura, Camilleri ha attraversato con passo colto, ironico e gentile la
storia italiana tra XX e XXI secolo, rimanendo sempre lucido e attuale.
Camilleri è stato un intellettuale capace di mettere in connessione l’uno con
l’altro i mezzi di comunicazione rivolti al grande pubblico unendo, con agilità
e padronanza, teatro, televisione (tra cui il celebre commissario Montalbano, con
34 film tv realizzati al 2019), cinema e soprattutto letteratura, con oltre
cento libri pubblicati. Andrea Camilleri è
stato un intellettuale totale. All’inizio della sua carriera, tra gli anni ’50
e ’70, coniuga in primis teatro e televisione, lavorando a Roma in Rai sotto la
direzione di Ettore Bernabei, ma anche come docente al Centro sperimentale di
cinematografia e all’Accademia d’arte drammatica Silvio D’Amico. E proprio
alla Silvio D’Amico negli anni Ottanta ha come allievo un giovane Luca
Zingaretti, che poi sceglierà con Carlo Degli Esposti negli anni ’90 per dare
volto alla sua creatura letteraria Salvo Montalbano. Alla scrittura Andrea
Camilleri arriva relativamente “tardi”, solo nel 1978, ma in neanche una
manciata di decenni scrive oltre cento romanzi, alternando racconti storici nella sua Sicilia con opere di finzione; ancora,
pagine di taglio teatrale con dialoghi folgoranti ma soprattutto romanzi gialli
polizieschi, con cui riscrive le regole del genere letterario con un uso
innovativo del dialetto: Il commissario
Montalbano. Oltre a essere pubblicati in Italia da Elvira
Sellerio e tradotti in moltissimi Paesi nel mondo, i romanzi sul mitico
commissario Salvo Montalbano sono diventati un seguitissimo ciclo di film Tv
realizzati da Palomar e Rai Uno. E proprio nel 2019 ricorrono i 20 anni dalla
prima messa in onda, dal primo titolo girato Il ladro di merendine. In totale in questi due decenni sono
stati realizzati 34 film Tv, di cui 24 adattamenti da libri e 10 dai racconti,
con un crescendo di ascolti record sino al picco del 2018, con 12 milioni di
spettatori e oltre il 44% di share. Considerando inoltre le repliche che hanno
impegnato 190 prime serate su Rai Uno, Il
Commissario Montalbano è stato visto da oltre un miliardo di spettatori in
questi anni. Infine, Montalbano è divenuto un fenomeno globale, esportato negli
Stati Uniti, in Australia, Asia, America Latina e in tutta Europa, compresa l’Inghilterra,
con la Bbc (Inspector Montalbano). In
particolare, con le sue storie siciliane su Montalbano, Camilleri ha fatto
conoscere al grande pubblico la Sicilia fuori dagli stereotipi, raccontando
l’isola nella sua complessità, poesia e problematicità. La lingua che ha
adottato, poi, è un unicum nell’universo narrativo, difficile all’inizio da
comprendere, ma che avvolge progressivamente e conquista per i suoi straordinari
sapori lessicali. Andrea Camilleri è un autore che lascia un vasto patrimonio
culturale e civile da affidare alle giovani generazioni. E l’auspicio è che lo
scrittore siciliano sia studiato sui banchi di scuola, perché ha saputo
innovare lo stile letterario contemporaneo ma soprattutto fare memoria sociale.
Proprio nel suo recente monologo Conversazione
su Tiresia, portato al cinema e in Tv per la regia di Roberto Andò, Andrea
Camilleri ha toccato pagine oscure del nostro recente passato, componendo uno
spettacolo emozionante dove arte e cultura si fanno terreno d’incontro, di
speranza; memoria del passato ma anche traccia luminosa verso il futuro. Un
futuro dove Camilleri brilla tra i grandi intellettuali del nostro Paese. Il successo di Camilleri ha
superato letteralmente i confini del pianeta: allo scrittore nel 2017 è persino
stato dedicato un asteroide, il 204816
Andreacamilleri. Nel 2003 è stato nominato Grande Ufficiale dell’Ordine al
merito della Repubblica Italiana.
Riconoscimenti
- Nel 1997, con il libro
Il cane di terracotta, ha vinto l'XI edizione del Premio
Letterario Chianti
- Nel 2003 ha ricevuto
il Premio Vittorio De Sica nella sezione Cultura; il 20 gennaio dello
stesso anno aveva già ottenuto il Premio letterario Racalmare Leonardo
Sciascia per tutta la sua produzione letteraria.
- Nel 2008 ha vinto il Premio Internacional de Novela Negra
col romanzo giallo in lingua spagnola La muerte de Amalia Sacerdote[.
- Nel 2009, con il libro
La danza del gabbiano, ha vinto
la XXVI edizione del Premio Letterario Cesare Pavese
- Nel 2009 ha ricevuto
l'Alabarda d’oro per la letteratura, Premio "Città di Trieste".
- Nel 2010 ha ricevuto
il Premio letterario Piero Chiara alla carriera.
- Nel 2011 viene
insignito del Premio Fondazione Il Campiello.
- Nel 2014 ha ricevuto a
Barcellona il IX Premio intitolato a Pepe Carvalho, il protagonista dei
gialli dello scrittore spagnolo Manuel Vàzquez Montalbàn, dal cui cognome
Camilleri ha tratto quello del suo commissario.
- Nell'aprile del 2018 è
stato proclamato Professore Emerito Honoris Causa all'Università di Roma
Tor Vergata.
La sua scomparsa
lascia un vuoto incolmabile, per prestigio e fama letteraria, ma soprattutto
perché nell’ultimo periodo è stata una delle poche voci limpide che ha dato
corpo alla nostra coscienza, evitando che questa potesse essere definitivamente
risucchiata nel vortice di una quotidianità che sembra aver smarrito qualsiasi
senso di pietà. La sua voce roca rimarrà per sempre nell’immaginario
collettivo, così come una delle sue ultime frasi più frequenti: Se potessi, vorrei finire la mia carriera
seduto in una piazza a raccontare storie e alla fine del mio “cunto”, passare
tra il pubblico con la coppola in mano.