Un libro fonte di arricchimento culturale



A Cura di Giuseppe Tramontana



I libri, soprattutto quelli buoni, hanno questo strano potere. Se vi accostate a loro in modo aperto e senza pregiudizi, possono in un certo senso cambiarvi la vita. Perché non leggiamo? Perché dovremmo leggere? Che cosa è accaduto negli ultimi anni e decenni all’atto del leggere? Che ne è del libro come mito, oggetto di culto, strumento primario di cultura? Dove sonofiniti i lettori di giornali e settimanali? Chi ricorda più un individuo che legga, sfogli, usi le vecchie care enciclopedie che troneggiavano sugli scaffali, anche se pochi, delle librerie domestiche?
Il mondo cambia e leggere libri, leggere su carta, ha cominciato a sembrare cosa del passato. La rivoluzione digitale, il solo genere di fenomeno mondiale che abbia meritato agli occhi di tutti il titolo di "rivoluzione", ha cambiato l’aspetto della vita sociale, le abitudini quotidiane e tutto un precedente modo di vivere. Ha cambiato sia la cultura di massa che la cosiddetta alta cultura. Nelle università s’insegna "informatica letteraria" e perfino i filologi, anzi loro per primi, sembra che senza un computer non siano più in grado né di studiare i classici né di produrre i loro dotti libri destinati anche agli allievi stessi per completare cicli di studio. Una volta il termine filologo voleva dire lettore, aggiungerei, per essere precisi, lettore competente e appassionato. Oggi significa piuttosto abile, efficiente informatico la cui memoria dei classici è affidata a quanto nel suo computer è stato "messo in memoria". Come cambiano le cose con il tempo! Secondo dati Istat, il numero dei lettori in Italia diminuisce. Nel 2016 solo il 40,5 per cento degli italiani ha letto un libro, mentre il mercato digitale è in crescita. Ancora una volta risulta che le donne leggono più degli uomini. Leggono i ragazzi fra gli undici e i quattordici anni più che in tutte le altre fasce di età: il che significa che si comincia a leggere perché genitori e insegnanti lo vogliono, lo consigliano, li abituano. Nel passaggio dall'infanzia all'adolescenza si smette di leggere. Che dai quattordici ai diciannove anni si legga pochissimo è uno dei sintomi più inquietanti e scoraggianti. Un'adolescenza in fuga dai libri non aiuta certo a crescere e impoverisce la formazione della personalità probabilmente per il resto della vita. Se in seguito ci si laurea, si leggerà di più che se non ci si laurea. Ma certo, dei liceali che abbiano avuto a che fare quasisoltanto con libri scolastici e con letture obbligate non arriveranno molto preparati allo studio universitario e ai livelli superiori di cultura. Chi è cresciuto abituandosi ai libri, amandoli e conservandoli, non riesce a dimenticarli. Ma c'è anche chi, come Steven Spielberg, ha nostalgia anche di come si leggevano i giornali negli anni Settanta. In un'intervista rilasciata a una televisione, ha detto:"I giornali allora erano il mezzo d'informazione per eccellenza. È un'epoca che per me rimane affascinante, quando sfogliare il giornale all'aperto era una lotta contro il vento, a casa i bambini ti strappavano le pagine, sul tavolo della colazione ci rovesciavi il caffè sopra. A me è rimasta tuttora questa relazione fisica col giornale di carta, è un fatto generazionale, un segno della mia età: preferisco stringere la verità in mano anziché lasciare che sia lei a guardare me da uno  schermo". Leggere fa bene non solo alla propria cultura ma offre molto di più. Un libro può essere un vero e proprio tonico salutare per il cervello. Leggere poi stimola in positivo numerose aree cerebrali e riduce anche lo stress, più dell'ascolto di musica o del passeggiare. Leggere è un'attività che dovrebbe essere rivalutata, specie dagli italiani che detengono un primato poco onorevole di dedizione alla lettura, collocandosi tra i cittadini di Paesi al mondo dove si legge meno, addirittura dietro a Stati considerati del terzo mondo. Dovrebbe essere rivalutata perché non solo è un'attività piacevole che si scopre a mano a mano che si pratica, ma anche perché è in grado di stimolare la fantasia come pochi altri mezzi. A differenza della Tv, per esempio, dove il cervello subisce passivamente quanto è esposto, con un libro si attivano diverse aree che lo tengono allenato e questo, ormai si sa, è un modo per prevenire le malattie degenerative come la demenza e, perché no, anche l'Alzheimer. Ma non solo: leggere è davvero un modo per rilassarsi e immergersi in un mondo d'immaginazione che può, per un po', far dimenticare i problemi quotidiani, arricchendoci anche interiormente. Dobbiamo sempre ricordarci di una cosa:
Ogni libro contribuisce, in qualche modo, a renderci persone migliori, a cambiare una parte di noi, a cambiare il modo stesso di intendere la vita e di viverla.